Don Juan de la Mancha

Robert Menasse

Don Juan de la Mancha

Nathan si abbandona nelle mani di Christa e il sesso diviene il paradigma del rischio a cui si espone. Quando lei se ne va di corsa e senza farsi la doccia – è sposata ed è docente di lingue antiche, quindi ha sempre fretta – lui rimane senza fiato e non solo a causa del piacere.
Nathan, in verità, non sa godere e se ne domanda la ragione, che sicuramente affonda le radici nel suo passato, nella complessità del rapporto con e tra i suoi genitori e, naturalmente, nelle sue prime esperienze. Nathan torna con la mente a quella volta che imparò che l’anima non ha una sua sede fissa, ma è come la pallina di un flipper: parte sparata dalle ginocchia, cambia rotta all’altezza dei testicoli, poi va a sbattere contro il diaframma, colpisce il cuore, rulla in gola, prende in pieno il cervello, sparisce in un buco.
Un romanzo forte sul piacere, pervaso da una sorta di malinconica ironia con cui Menasse esplora abilmente l’anima e il corpo di un uomo di mezza età, e che lo conferma tra gli scrittori più alti della scena letteraria germanica.

Traduzione dal tedesco di Anna Maria Valle

Collana "Paprika” - 250 pp. | € 15

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